Intervista a Lino Gentile, sindaco di Castel del Giudice, il paese dello sviluppo sostenibile in Molise.
Contrastare lo spopolamento mantenendo gli abitanti e attirando nuovi abitanti sul territorio. Creare lavoro per le persone in modo che favoriscano i paesi delle aree interne alle città. Far diventare la comunità una comunità viva, che sia capace di valorizzare tutte le risorse che apparentemente sono nascoste, puntando sul sociale, sulla rigenerazione urbana, sull’agricoltura di qualità. Curvare le politiche ordinarie ed essere protagonisti di tali politiche per vincere la sfida dello spopolamento. Questi alcuni degli obiettivi delineati da Lino Gentile, sindaco di Castel del Giudice – uno dei 33 comuni che fanno parte della Strategia Nazionale Aree Interne Alto Medio Sannio – delegato Anci Nazionale per le Aree Interne, in questa nuova #SNAICall, interviste dedicate ai temi più rilevanti della Strategia Nazionale Aree Interne, tra opportunità e prospettive di sviluppo, con gli attori principali del territorio dell’Alto Medio Sannio.
Il sindaco Lino Gentile sottolinea che per la prima volta la SNAI ha definito una politica territoriale a vantaggio delle aree più marginali del nostro Paese, che rappresentano il 60% del territorio, il 50% dei comuni italiani, il 20% della popolazione. «Grandi opportunità dal punto di vista strategico – dice – ma bisogna aspettare per verificare i risultati concreti a vantaggio del nostro territorio».
A Castel del Giudice, per esempio, uno degli interventi della Strategia permetterà di creare un impianto di cogenerazione per razionalizzare l’uso di energia in due strutture ad ampio consumo, come la Residenza sanitaria per anziani e l’albergo diffuso Borgotufi. Un intervento in linea con il percorso di sviluppo sostenibile portato avanti soprattutto negli ultimi dieci anni, per «far diventare la nostra comunità una comunità viva che sia capace di valorizzare tutte le risorse che apparentemente sono nascoste, sul sociale, sulla rigenerazione urbana, sull’agricoltura di qualità» – spiega il sindaco di Castel del Giudice, che auspica con la SNAI di dare ulteriore valore alle cose fatte e spazio a nuovi progetti.
«Abbiamo scommesso sulle nostre debolezze negli ultimi 10 anni, recuperando la scuola materna e trasformandola in una RSA, abbiamo dato lavoro e servizi in una realtà difficile come la nostra, creato posti di lavoro, recuperato terreni abbandonati per coltivare mele biologiche e altri prodotti come l’orzo e il luppolo per la birra agricola, abbiamo trasformato una parte del paese abbandonata in albergo diffuso. La filosofia è: si contrasta lo spopolamento mantenendo gli abitanti e attirando nuovi abitanti», sottolinea il primo cittadino, il quale sostiene che la creazione di nuovo lavoro sia l’unica attrattiva stabile per gli abitanti e i nuovi che arriveranno: «per creare nuovo lavoro bisogna scommettere sulle capacità del territorio, a livello ambientale, sociale, strutturale». «La SNAI è un opportunità, ma non è risolutiva – aggiunge -. La Strategia funziona se le aree interne saranno capaci di curvare le politiche ordinarie a loro vantaggio. Il problema si risolve curvando le politiche ordinarie , infrastrutturali, sanitarie, sociali, economiche, a vantaggio della famiglia e dei giovani. Se riusciamo ad essere attori principali di queste politiche vinceremo la sfida dello spopolamento».
Il sistema economico ha favorito i grandi centri urbani rispetto alle aree rurali e marginali, ma nelle aree interne ci sono le risorse e le energie utili non solo ai piccoli paesi, ma a tutto il Paese. «La SNAI non deve essere vista come un’elemosina alla parte più sfortunata del Paese. Ma dobbiamo avere la possibilità di valorizzare tutta l’energia di cui siamo capaci e che il sistema economico ha congelato. Se liberiamo queste energie e riserve possiamo essere utili all’Italia, non solo a noi, che viviamo nelle aree interne. La pandemia ha indotto il Paese a fare ricorso all’indebitamento pubblico. Finita l’emergenza, quando entrerà in vigore il patto di stabilità europeo, ci chiederanno di fare d grandi sacrifici. Allora, invece di farli riducendo la spesa, sarebbe bello farli aumentando il Pil, l’economia che questo Paese sviluppa. Perché non scommettere su queste risorse non utilizzate e congelate?» Precisa il primo cittadino, che alla domanda: “Quali sono le motivazioni per vivere qui?” risponde: «Dobbiamo essere noi che viviamo le aree interne ad essere bravi a creare le condizioni. Il paradosso è che è più facile fare le cose in un territorio come il nostro che in un territorio più forte dal punto di vista economico-strutturale. Bisogna creare i presupposti affinché uno possa esprimere quello che ha. La prossimità, la vicinanza fisica, emotiva, relazionale, sono valori aggiunti che possono essere messi al servizio di chi vuole intraprendere. C’è spazio, opportunità, un contesto sociale che ce lo permette, fermo restante i deficit infrastrutturali storici. È un paradosso, ma ci dobbiamo scommettere».